CONSULTI con Luigia Bressan
Dal libro di Luigia Bressan "Vesta" copyright 1998
Vesta (Hestia per i greci), figlia primogenita di Saturno, era la dea del focolare. Dea vergine, non abbandona mai le dimore degli dei, il suo compito di custode del focolare le assegna l’immobilità.
La sua staticità è già manifesta nel fatto che la dea non ha alcun ruolo negli eventi mitologici: unica fra gli dei olimpici, non prende parte né a guerre né a dispute, non interviene nella vita degli uomini, negli avvenimenti terreni. Le sacerdotesse di Vesta, le vestali, entravano in servizio prima della pubertà, venivano scelte fra le bambine dai sei ai dieci anni e il loro servizio durava trent’anni, dieci per la formazioni, dieci per l’esercizio delle loro funzioni e altri dieci come maestre per la formazione delle vestali più giovani. Per il tempo del loro sacerdozio, era richiesta una castità rigorosa, ma dopo trent’anni di servizio erano libere da ogni vincolo. Certo, ormai si trovavano ad avere un’età non più giovane, alle soglie dei quarant’anni, che per quei tempi, non era poco. Se, durante il sacerdozio, infrangevano il voto di castità, venivano sepolte vive. Dovevano restare vergini, cioè restare fedeli alla famiglia (la vergine non esce dalla famiglia, non va in un’altra famiglia, non prende marito), la verginità ritualizza la conservazione del focolare, della tradizione. Il loro compito principale era la custodia e il mantenimento del fuoco sacro del tempio.
Le vestali erano scelte dal pontefice massimo con un rito di "cattura"; afferrate dal pontefice, erano sottratte al padre, portate via come "prigioniere". Erano in numero di sei. La festa della dea si celebrava al sesto mese, in giugno, mese centrale dell’anno, quando avveniva la pulitura del tempio di Vesta.
Il sacerdozio delle vestali era un’istituzione tipicamente romana, però il concetto della sacralità del focolare e del mantenimento del fuoco sacro, associato al culto degli antenati, compaiono in molte tradizioni. Anche nella religione di Zoroastro c’era sia il fuoco dell’altare (il focolare pubblico), sia la venerazione del focolare domestico, anche per loro estinguere il fuoco sacro è un peccato mortale. Secondo alcune tradizioni slave, l’estinzione del fuoco significava l’estinzione della famiglia.
A Roma, il focolare è associato agli antenati, i Penates (da penus, dispensa, perché assieme ai viveri erano conservate le immagini degli antenati). La connessione del focolare con la venerazione degli antenati è presente a Roma, come in Cina, come altrove. La figura di un antenato è scolpita nel pilastro del focolare dei Maori. È diffuso il rito di versare una piccola porzione del pasto familiare nel fuoco del focolare, come atto di venerazione per gli antenati, tali offerte si riscontrano tra i greci, i latini, gli slavi, in India e in Messico.
L’usanza di mantenere il fuoco sacro nella casa del capo è diffusa in varie culture, si tratta del focolare condiviso dalla comunità. In Grecia, non esisteva l’equivalente del sacerdozio delle Vestali, ma c’era il focolare di Hestia. In alcune città greche, il fuoco sacro è sostituito da una lampada, ma che ha forma che ricorda quella del focolare antico. Quando i greci fondavano una colonia, il fuoco era portato dal focolare comune, pubblico, della città madre, in un recipiente di terracotta. Offerte ad Hestia erano abituali al ritorno a casa dopo una lunga assenza. Il focolare era concepito come luogo di rifugio, il viandante che entra in casa e si siede presso il focolare può ottenere protezione. Come non c’erano immagini di Vesta nel tempio di Roma, così nemmeno i greci avevano immagini di Hestia: il focolare era venerato in sé e per sé.
La sua staticità è già manifesta nel fatto che la dea non ha alcun ruolo negli eventi mitologici: unica fra gli dei olimpici, non prende parte né a guerre né a dispute, non interviene nella vita degli uomini, negli avvenimenti terreni. Le sacerdotesse di Vesta, le vestali, entravano in servizio prima della pubertà, venivano scelte fra le bambine dai sei ai dieci anni e il loro servizio durava trent’anni, dieci per la formazioni, dieci per l’esercizio delle loro funzioni e altri dieci come maestre per la formazione delle vestali più giovani. Per il tempo del loro sacerdozio, era richiesta una castità rigorosa, ma dopo trent’anni di servizio erano libere da ogni vincolo. Certo, ormai si trovavano ad avere un’età non più giovane, alle soglie dei quarant’anni, che per quei tempi, non era poco. Se, durante il sacerdozio, infrangevano il voto di castità, venivano sepolte vive. Dovevano restare vergini, cioè restare fedeli alla famiglia (la vergine non esce dalla famiglia, non va in un’altra famiglia, non prende marito), la verginità ritualizza la conservazione del focolare, della tradizione. Il loro compito principale era la custodia e il mantenimento del fuoco sacro del tempio.
Le vestali erano scelte dal pontefice massimo con un rito di "cattura"; afferrate dal pontefice, erano sottratte al padre, portate via come "prigioniere". Erano in numero di sei. La festa della dea si celebrava al sesto mese, in giugno, mese centrale dell’anno, quando avveniva la pulitura del tempio di Vesta.
Il sacerdozio delle vestali era un’istituzione tipicamente romana, però il concetto della sacralità del focolare e del mantenimento del fuoco sacro, associato al culto degli antenati, compaiono in molte tradizioni. Anche nella religione di Zoroastro c’era sia il fuoco dell’altare (il focolare pubblico), sia la venerazione del focolare domestico, anche per loro estinguere il fuoco sacro è un peccato mortale. Secondo alcune tradizioni slave, l’estinzione del fuoco significava l’estinzione della famiglia.
A Roma, il focolare è associato agli antenati, i Penates (da penus, dispensa, perché assieme ai viveri erano conservate le immagini degli antenati). La connessione del focolare con la venerazione degli antenati è presente a Roma, come in Cina, come altrove. La figura di un antenato è scolpita nel pilastro del focolare dei Maori. È diffuso il rito di versare una piccola porzione del pasto familiare nel fuoco del focolare, come atto di venerazione per gli antenati, tali offerte si riscontrano tra i greci, i latini, gli slavi, in India e in Messico.
L’usanza di mantenere il fuoco sacro nella casa del capo è diffusa in varie culture, si tratta del focolare condiviso dalla comunità. In Grecia, non esisteva l’equivalente del sacerdozio delle Vestali, ma c’era il focolare di Hestia. In alcune città greche, il fuoco sacro è sostituito da una lampada, ma che ha forma che ricorda quella del focolare antico. Quando i greci fondavano una colonia, il fuoco era portato dal focolare comune, pubblico, della città madre, in un recipiente di terracotta. Offerte ad Hestia erano abituali al ritorno a casa dopo una lunga assenza. Il focolare era concepito come luogo di rifugio, il viandante che entra in casa e si siede presso il focolare può ottenere protezione. Come non c’erano immagini di Vesta nel tempio di Roma, così nemmeno i greci avevano immagini di Hestia: il focolare era venerato in sé e per sé.
Asteroide Vesta
Quarto asteroide in ordine di scoperta, terzo in ordine di grandezza. Scoperto il 29-3-1807, nei gradi finali della vergine. Compie il giro dello zodiaco in poco più di tre anni. È a capo di una famiglia di asteroidi (sono state stabilite ventisei principali famiglie di asteroidi), non solo, è anche a capo di un clan di asteroidi. Finora sono stati definiti cinque clan di asteroidi.
Fra gli asteroidi, l’albedo, cioè la capacità di riflettere la luce da parte della superficie, è maggiore fra tutti in Vesta (luce, focolare), un’albedo quattro volte maggiore di quella di Cerere. In alcune situazioni, Vesta è sufficientemente brillante da poter essere intravista ad occhio nudo.
Fra gli asteroidi, l’albedo, cioè la capacità di riflettere la luce da parte della superficie, è maggiore fra tutti in Vesta (luce, focolare), un’albedo quattro volte maggiore di quella di Cerere. In alcune situazioni, Vesta è sufficientemente brillante da poter essere intravista ad occhio nudo.
Vesta in astrologia
La natura dell’asteroide mi risultò evidente, all’inizio, soprattutto nelle rivoluzioni solari. Infatti, esaminando le rivoluzioni solari con Vesta strettamente angolare, notavo che i soggetti, durante l’anno, vivevano situazioni di immobilità e sedentarietà oppure riferite al dovere professionale o ai beni immobili.
Vesta è domiciliata in capricorno ed è una specie di Saturno al femminile, più mite indubbiamente, rispetto a Saturno. Sebbene Saturno abbia avuto vari figli, nel caso di Vesta la situazione è particolare, perché Vesta, la primogenita, resta sempre e solo sua figlia, dato che non abbandona la casa paterna per andare sposa.
Anche Giunone è figlia di Saturno, ma quando si dice Giunone, pensiamo soprattutto che è moglie di Giove, in lei prevale il ruolo di moglie, non ci viene quasi in mente il fatto che è figlia di Saturno.
Il focolare, l’abitazione.
Vesta concerne i beni immobili, la casa. Insieme alla Luna e alla casa quarta ci aiuta a chiarire la situazione patrimoniale del soggetto, sotto questo punto di vista. L’associazione di Vesta con la casa mi era suggerita dalla caratteristica fondamentale di Vesta come dea del focolare e risultò confermata dalle ricerche.
Vesta è domiciliata in capricorno ed è una specie di Saturno al femminile, più mite indubbiamente, rispetto a Saturno. Sebbene Saturno abbia avuto vari figli, nel caso di Vesta la situazione è particolare, perché Vesta, la primogenita, resta sempre e solo sua figlia, dato che non abbandona la casa paterna per andare sposa.
Anche Giunone è figlia di Saturno, ma quando si dice Giunone, pensiamo soprattutto che è moglie di Giove, in lei prevale il ruolo di moglie, non ci viene quasi in mente il fatto che è figlia di Saturno.
Il focolare, l’abitazione.
Vesta concerne i beni immobili, la casa. Insieme alla Luna e alla casa quarta ci aiuta a chiarire la situazione patrimoniale del soggetto, sotto questo punto di vista. L’associazione di Vesta con la casa mi era suggerita dalla caratteristica fondamentale di Vesta come dea del focolare e risultò confermata dalle ricerche.