CONSULTI con Luigia Bressan
Significati astrologici della scoperta di Nettuno
Copyright testo e immagini Luigia Bressan 1996-2014
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La scoperta di Nettuno
Le circostanze e l’epoca storica in cui un pianeta viene scoperto rappresentano una significativa anteprima delle sue potenzialità. Così come studiamo la figura mitologica da cui il pianeta prende il nome, così vale la pena ripercorrere le circostanze della sua scoperta.
Urano fu il primo pianeta scoperto (1781) e divenne il pianeta stesso delle scoperte e delle innovazioni, delle sorprese e delle rivoluzioni. In effetti rivoluzionò le conoscenze astronomiche, infranse i confini e i limiti del sistema solare precedentemente conosciuti. La svolta che Herschel (scopritore di Urano) aveva dato con la sua scoperta indusse altri ricercatori a ritenere che potessero esserci ancora pianeti da scoprire: la prima scoperta incitava ad altre scoperte!
Si osservò che la distanza di Urano dal Sole andava a coincidere con le previsioni puramente astratte e matematiche della teoria di Titius, che stabiliva un criterio di regolarità nella distanza dei pianeti.
Tale teoria era considerata, agli inizi della sua formulazione, nel 1766, un puro stratagemma mnemonico per ricordare le distanze dei pianeti dal Sole.
Ora riporterò questa teoria, non è difficile, ma se, non ami i numeri, non serve capirla, puoi saltarla, basta ritenere il fatto che esisteva una strana teoria, priva di basi scientifiche, che prevedeva un certo rapporto di distanze tra i pianeti.
La teoria partiva dai numeri 0 e 3, andando poi a raddoppiare, quindi 6, 12, 24, 48, 96 e così via, ogni volta il doppio. A questi numeri di base si aggiungeva 4, ottenendo la seguente tabella:
04 (0+4) Mercurio
07 (3+4) Venere
10 (6+4) Terra
16 (12+4) Marte
28 (24+4) ….
52 (48+4) Giove
100 (96+4) Saturno
196 (192+4) Urano
La tabella era un modo comodo di tenere a mente le distanze dei pianeti dal Sole. Con questo giochetto numerico di raddoppiare il numero e di aggiungere 4 si ottengono appunto le distanze dei pianeti dal Sole, espresse in decimi di unità astronomiche.
Il pianeta più vicino al Sole è Mercurio che dista 0.4 unità astronomiche dal Sole. Poi c’è Venere, a 0.7 unità astronomiche, la Terra a 1.0 unità e Marte a 1.6. Alla distanza di 2.8 unità astronomiche non corrispondeva nessun pianeta, mentre le successive corrispondono a Giove e Saturno.
Dopo la scoperta del nuovo pianeta Urano, l’astronomo tedesco Bode riprese in mano la formula di Titius e fece notare come, proseguendo nella successione numerica, secondo il sistema di Titius, il nuovo pianeta andava ad occupare il giusto posto, infatti dopo il 96 abbiamo il 192, aggiungendo 4 otteniamo 19.6 unità astronomiche e praticamente ci siamo. Il gioco mnemonico aveva "previsto" la posizione del nuovo pianeta con uno scarto trascurabile!
Bode allora ripropose e divulgò il sistema di Titius (che venne quindi detto di Titius-Bode) sostenendo che doveva esserci ancora un altro pianeta e creò un’associazione per la ricerca del pianeta mancante nell’orbita fra Marte e Giove (infatti a 2.8 unità astronomiche dal Sole non esisteva nessun pianeta). Bode e gli altri astronomi dell’associazione ripartirono fra di loro la volta zodiacale e ognuno si impegnò alla ricerca nella fetta di cielo a lui assegnata. Passarono vent’anni senza risultati.
Il primo gennaio 1801, l’abate siciliano Piazzi, mentre stava accuratamente segnando le posizioni delle stelle nella costellazione del toro, osservò una stella che non aveva mai visto prima. Nei giorni successivi, si accorse però che il nuovo corpo celeste non possedeva il movimento delle altre stelle, ritenne quindi di aver scoperto una cometa. Non appena Bode apprese la notizia di tale avvistamento, notando che la distanza astronomica media cadeva proprio a 2.8 unità astronomiche, come previsto dalla sua teoria, proclamò che si trattava del pianeta mancante, da lui per tanto tempo ipotizzato.
L’abate Piazzi diede al nuovo corpo celeste il nome di Cerere, dea delle messi, protettrice della sua terra, la Sicilia.
Se la teoria calzava per tutti i pianeti conosciuti, calzava per Urano e per la nuova scoperta di Cerere, che cosa vietava di pensare che potesse esserci un pianeta oltre Urano? Il gioco mnemonico era diventato una legge, la legge di Titius-Bode che rimaneva un mistero, nonostante i tentativi di capire perché funzionasse.
Le prime tavole delle posizioni di Urano erano state elaborate già nell’ultimo decennio del Settecento, da uno scienziato francese che aveva tenuto conto, nel calcolo di Urano, delle perturbazioni provenienti da Giove e Saturno. Si trattava di un’accurata ricostruzione matematica premiata dall’Accademia delle Scienze di Parigi, ma già nei primi anni del nuovo secolo si notava la mancata coincidenza fra la posizione effettiva di Urano e i calcoli teorici di quella che avrebbe dovuto essere la posizione del pianeta. Un altro scienziato riprese da capo i calcoli e nel 1821 erano pronte le nuove tavole, ma Urano dimostrò di non gradire neppure quelle. Il pianeta delle sorprese e degli imprevisti mandava all’aria i calcoli di tutti i matematici. Lo scarto rispetto alle previsioni aumentava sempre di più e nel 1844 aveva già raggiunto i due primi.
Il disaccordo fra il calcolo teorico e la successiva osservazione concreta della posizione effettiva del pianeta lasciava supporre un oggetto perturbatore situato sul piano dell’eclittica, dunque si iniziò a ipotizzare l’esistenza di un pianeta situato oltre Urano.
Il direttore dell’osservatorio astronomico di Parigi diede ad un suo allievo, il giovane Le Verrier (un pesci con ascendente gemelli), l’incarico di risolvere l’enigma del percorso di Urano.
Il problema appassionava anche uno studente di Cambridge, Adams, che però venne contrastato nelle sue ricerche dallo scetticismo dai suoi professori; le conclusioni dell’allievo vennero per questo ritardate, dando modo a Le Verrier di giungere per primo. Non ancora scoperto, Nettuno creava già condizioni opposte di fede e di scetticismo!
Il giovane astronomo francese Le Verrier credeva nella validità della legge di Titius-Bode e quindi aveva già stabilito che un nuovo pianeta doveva trovarsi a circa 38 unità astronomiche dal Sole. Naturalmente questo non bastava a risolvere il problema, perché restavano altri parametri da determinare per tentativi successivi, ma comunque la teoria di Titius-Bode consentiva un grande risparmio di tempo, semplificando il lavoro.
Nel settembre 1846, Le Verrier indicò, in base ai suoi calcoli teorici, la posizione che avrebbe dovuto occupare il pianeta perturbatore che, grazie a tali indicazioni, venne effettivamente avvistato dall’astronomo Galle, il 23 settembre 1846, con solo un grado di scarto rispetto alla longitudine prevista da Le Verrier.
Una volta studiate le caratteristiche del nuovo pianeta, risultò però che la straordinaria precisione delle indicazioni di posizione date da Le Verrier aveva alla base anche una componente di caso, di fortuna. Infatti il pianeta era meno lontano dal Sole di quanto l’astronomo francese avesse supposto: 30 unità astronomiche anziché 38. Veniva così ad entrare in crisi la legge di Bode, quella legge che aveva dato a Le Verrier il punto di partenza e la spinta per il suo paziente lavoro di calcolo.
Mentre Urano venne scoperto senza che nessuno ne avesse sospettato l’esistenza e costituì un’illuminazione, una folgorazione, un evento del tutto inaspettato, la scoperta di Nettuno aveva invece alle spalle un lungo lavoro di ricerca, una serie di controversie fra chi credeva nell’esistenza di un nuovo pianeta e chi la negava, aveva alle spalle la fede in una legge priva di spiegazioni razionali, legge che la scoperta stessa del pianeta metteva in crisi.
La ricerca e il dubbio, l’attesa, l’aspettativa, la speranza e l’incertezza fanno parte di Nettuno, mentre Urano si era rivelato in modo inaspettato, senza nessuna preparazione, nessuna ricerca. Del pianeta Nettuno, si ipotizzavano dimensioni, massa, caratteristiche, periodo di rivoluzione e così via, prima di essere certi della sua esistenza. Queste circostanze inerenti alla scoperta costituivano già un indizio della natura molto diversa dei due pianeti.
Nel frattempo, anche Adams era giunto, quasi contemporaneamente, in base ai suoi calcoli teorici, a determinare la posizione di Nettuno. Ci furono delle controversie sulla priorità della scoperta (governatore di un segno doppio, Nettuno non aveva un unico scopritore, ma due!) e ci furono polemiche sulla "legge" di Titius-Bode, ci furono polemiche sulla legittimità del merito di Le Verrier che era giunto al risultato attraverso la "fede" in una teoria che ora si rivelava falsa.
L’astronomo reale inglese, che non aveva mai creduto in tale legge priva di fondamenti scientifici, si trovava il peso del rimorso per aver ostacolato il suo allievo Adams, impedendogli la piena soddisfazione della scoperta, solo perché aveva visto giusto nel considerare insensata la legge di Titius Bode e non si era lasciato abbagliare dalle coincidenze che tale "legge" delineava.
Una convinzione erronea (una "legge" priva di fondamenti) aveva incitato ad una ricerca e tale ricerca era stata fruttuosa. L’errore era dunque stato proficuo, quale contraddizione!
Insomma, quante emozioni contrastanti, quante polemiche e discussioni…
Ma Nettuno aveva già fatto capolino più di due secoli prima. Era già stato osservato dal telescopio di Galileo nel dicembre 1612 e nel gennaio 1613, ma lo scienziato aveva creduto che si trattasse di una stella fissa. La presenza alla nascita di un Sole in pesci quadrato a Nettuno comportava di lì a poco per il grande scienziato le persecuzioni da parte delle gerarchie ecclesiastiche che lo inducevano a ritrattare la sua adesione alla teoria copernicana.
La collettività non era ancora pronta per l’irrompere di questo pianeta nella storia. Più di duecento anni dopo, la scoperta spettava ad un altro pesci, Le Verrier.
Quando si trattò di assegnare il nome al pianeta, molti suggerirono a Le Verrier di immortalarsi, conferendo al pianeta il suo stesso nome, ma, una notte, l’astronomo sognò che un vecchio con la barba bianca (la figura del vecchio saggio, personificazione archetipica di un aspetto del nostro inconscio) gli diceva di chiamare il nuovo pianeta Nettuno.
Mi piace vedere in questo vecchio dalla barba bianca la figura di Néreo (figlio dell’Oceano), dio del fondo marino, padre delle cinquanta Nereidi, ninfe marine che facevano parte del corteo di Nettuno, rappresentate dai Romani con la parte inferiore del corpo a coda di pesce, come le sirene. Néreo era un vecchio venerando, dalla barba fluente, ed era dotato di capacità profetiche, come tante altre figure mitologiche del fondo marino, di varie culture e tradizioni.
Un singolo individuo non poteva arrogarsi la prerogativa di assegnare il suo nome ad un pianeta rappresentante di contenuti collettivi.
Un sogno suggerì il nome al pianeta dei sogni, al pianeta che raffigurava quella dimensione dell’inconscio, della psiche, del mistero che di lì a poco avrebbe trovato un largo sviluppo: stavano per esplodere la moda delle sedute spiritiche e la mania dell’ipnosi: Nettuno era stato appena scoperto.
La scoperta, sempre nel 1846, del primo dei satelliti del nuovo pianeta non pose problemi di denominazione: il pianeta marino avrebbe avuto accanto una figura della mitologia marina, Tritone. Figlio di Nettuno, raffigurato come un uomo possente e barbuto, con la coda di pesce, Tritone veniva immaginato mentre soffiava in una grande conchiglia a forma di tromba, i cui suoni placavano le tempeste. Gli artisti moltiplicarono questa divinità, facendone i tritoni che attorniavano il carro sul quale Nettuno percorreva i mari.
Nettuno è scoperto quando si trova alla fine dell’acquario e, pochi anni dopo, entra nel suo segno, i pesci, entra nei pesci per la prima volta, dopo la sua scoperta, e imprime le sue caratteristiche a livello collettivo, sociale e culturale. Il mito dell’antica divinità marina, espressione dell’inconscio collettivo, riattivato dalla scoperta del pianeta, dilaga, portando ad un bisogno di fede e di "profezie" (incluse il socialismo utopistico e il marxismo che promettono l’avvento di un mondo migliore).
Nel 1847 iniziano, presso le sorelle Fox, in America, con la pratica dei tavolini che battono i colpi, le sedute spiritiche e la moda si diffonde rapidamente anche in Europa, soprattutto nei paesi che maggiormente erano stati implicati nella ricerca del nuovo pianeta. Gli eventi nettuniani si esprimono soprattutto in Francia, dove il pianeta ha avuto il suo battesimo. In quegli anni, si sviluppa il socialismo, ma troviamo anche tanti altri indizi dei fermenti nettuniani. Nel 1844, due anni prima della scoperta di Nettuno, era nata Bernadette Soubirous, che, con il passaggio di Nettuno in pesci, vede, nel 1858, a 14 anni, la Madonna apparirle in una grotta di Lourdes. Viene inizialmente considerata pazza e derisa dagli scettici. La caratteristica di Nettuno è proprio quella di mescolare o di contrapporre ciarlataneria e
misticismo, fede e scetticismo, illusione e idealismo. Dove risiede la verità e dove l’illusione? Forse non è possibile stabilirlo, forse bisogna vedere certi fenomeni semplicemente come un vortice che rimette in movimento la nostra dimensione psichica, al di là del fatto che siano reali o illusori o frutto di
suggestioni collettive. La spiegazione è dentro di noi (inconscio, poteri della mente) o fuori di noi (spiriti, angeli, defunti, Madonna, diavolo, divinità varie)? La spiegazione che molte anime ingenue si danno proietta tutto al di fuori, perché si tratta di fenomeni che vengono percepiti come non individuali,
superiori alle possibilità di comprensione del singolo.
Urano fu il primo pianeta scoperto (1781) e divenne il pianeta stesso delle scoperte e delle innovazioni, delle sorprese e delle rivoluzioni. In effetti rivoluzionò le conoscenze astronomiche, infranse i confini e i limiti del sistema solare precedentemente conosciuti. La svolta che Herschel (scopritore di Urano) aveva dato con la sua scoperta indusse altri ricercatori a ritenere che potessero esserci ancora pianeti da scoprire: la prima scoperta incitava ad altre scoperte!
Si osservò che la distanza di Urano dal Sole andava a coincidere con le previsioni puramente astratte e matematiche della teoria di Titius, che stabiliva un criterio di regolarità nella distanza dei pianeti.
Tale teoria era considerata, agli inizi della sua formulazione, nel 1766, un puro stratagemma mnemonico per ricordare le distanze dei pianeti dal Sole.
Ora riporterò questa teoria, non è difficile, ma se, non ami i numeri, non serve capirla, puoi saltarla, basta ritenere il fatto che esisteva una strana teoria, priva di basi scientifiche, che prevedeva un certo rapporto di distanze tra i pianeti.
La teoria partiva dai numeri 0 e 3, andando poi a raddoppiare, quindi 6, 12, 24, 48, 96 e così via, ogni volta il doppio. A questi numeri di base si aggiungeva 4, ottenendo la seguente tabella:
04 (0+4) Mercurio
07 (3+4) Venere
10 (6+4) Terra
16 (12+4) Marte
28 (24+4) ….
52 (48+4) Giove
100 (96+4) Saturno
196 (192+4) Urano
La tabella era un modo comodo di tenere a mente le distanze dei pianeti dal Sole. Con questo giochetto numerico di raddoppiare il numero e di aggiungere 4 si ottengono appunto le distanze dei pianeti dal Sole, espresse in decimi di unità astronomiche.
Il pianeta più vicino al Sole è Mercurio che dista 0.4 unità astronomiche dal Sole. Poi c’è Venere, a 0.7 unità astronomiche, la Terra a 1.0 unità e Marte a 1.6. Alla distanza di 2.8 unità astronomiche non corrispondeva nessun pianeta, mentre le successive corrispondono a Giove e Saturno.
Dopo la scoperta del nuovo pianeta Urano, l’astronomo tedesco Bode riprese in mano la formula di Titius e fece notare come, proseguendo nella successione numerica, secondo il sistema di Titius, il nuovo pianeta andava ad occupare il giusto posto, infatti dopo il 96 abbiamo il 192, aggiungendo 4 otteniamo 19.6 unità astronomiche e praticamente ci siamo. Il gioco mnemonico aveva "previsto" la posizione del nuovo pianeta con uno scarto trascurabile!
Bode allora ripropose e divulgò il sistema di Titius (che venne quindi detto di Titius-Bode) sostenendo che doveva esserci ancora un altro pianeta e creò un’associazione per la ricerca del pianeta mancante nell’orbita fra Marte e Giove (infatti a 2.8 unità astronomiche dal Sole non esisteva nessun pianeta). Bode e gli altri astronomi dell’associazione ripartirono fra di loro la volta zodiacale e ognuno si impegnò alla ricerca nella fetta di cielo a lui assegnata. Passarono vent’anni senza risultati.
Il primo gennaio 1801, l’abate siciliano Piazzi, mentre stava accuratamente segnando le posizioni delle stelle nella costellazione del toro, osservò una stella che non aveva mai visto prima. Nei giorni successivi, si accorse però che il nuovo corpo celeste non possedeva il movimento delle altre stelle, ritenne quindi di aver scoperto una cometa. Non appena Bode apprese la notizia di tale avvistamento, notando che la distanza astronomica media cadeva proprio a 2.8 unità astronomiche, come previsto dalla sua teoria, proclamò che si trattava del pianeta mancante, da lui per tanto tempo ipotizzato.
L’abate Piazzi diede al nuovo corpo celeste il nome di Cerere, dea delle messi, protettrice della sua terra, la Sicilia.
Se la teoria calzava per tutti i pianeti conosciuti, calzava per Urano e per la nuova scoperta di Cerere, che cosa vietava di pensare che potesse esserci un pianeta oltre Urano? Il gioco mnemonico era diventato una legge, la legge di Titius-Bode che rimaneva un mistero, nonostante i tentativi di capire perché funzionasse.
Le prime tavole delle posizioni di Urano erano state elaborate già nell’ultimo decennio del Settecento, da uno scienziato francese che aveva tenuto conto, nel calcolo di Urano, delle perturbazioni provenienti da Giove e Saturno. Si trattava di un’accurata ricostruzione matematica premiata dall’Accademia delle Scienze di Parigi, ma già nei primi anni del nuovo secolo si notava la mancata coincidenza fra la posizione effettiva di Urano e i calcoli teorici di quella che avrebbe dovuto essere la posizione del pianeta. Un altro scienziato riprese da capo i calcoli e nel 1821 erano pronte le nuove tavole, ma Urano dimostrò di non gradire neppure quelle. Il pianeta delle sorprese e degli imprevisti mandava all’aria i calcoli di tutti i matematici. Lo scarto rispetto alle previsioni aumentava sempre di più e nel 1844 aveva già raggiunto i due primi.
Il disaccordo fra il calcolo teorico e la successiva osservazione concreta della posizione effettiva del pianeta lasciava supporre un oggetto perturbatore situato sul piano dell’eclittica, dunque si iniziò a ipotizzare l’esistenza di un pianeta situato oltre Urano.
Il direttore dell’osservatorio astronomico di Parigi diede ad un suo allievo, il giovane Le Verrier (un pesci con ascendente gemelli), l’incarico di risolvere l’enigma del percorso di Urano.
Il problema appassionava anche uno studente di Cambridge, Adams, che però venne contrastato nelle sue ricerche dallo scetticismo dai suoi professori; le conclusioni dell’allievo vennero per questo ritardate, dando modo a Le Verrier di giungere per primo. Non ancora scoperto, Nettuno creava già condizioni opposte di fede e di scetticismo!
Il giovane astronomo francese Le Verrier credeva nella validità della legge di Titius-Bode e quindi aveva già stabilito che un nuovo pianeta doveva trovarsi a circa 38 unità astronomiche dal Sole. Naturalmente questo non bastava a risolvere il problema, perché restavano altri parametri da determinare per tentativi successivi, ma comunque la teoria di Titius-Bode consentiva un grande risparmio di tempo, semplificando il lavoro.
Nel settembre 1846, Le Verrier indicò, in base ai suoi calcoli teorici, la posizione che avrebbe dovuto occupare il pianeta perturbatore che, grazie a tali indicazioni, venne effettivamente avvistato dall’astronomo Galle, il 23 settembre 1846, con solo un grado di scarto rispetto alla longitudine prevista da Le Verrier.
Una volta studiate le caratteristiche del nuovo pianeta, risultò però che la straordinaria precisione delle indicazioni di posizione date da Le Verrier aveva alla base anche una componente di caso, di fortuna. Infatti il pianeta era meno lontano dal Sole di quanto l’astronomo francese avesse supposto: 30 unità astronomiche anziché 38. Veniva così ad entrare in crisi la legge di Bode, quella legge che aveva dato a Le Verrier il punto di partenza e la spinta per il suo paziente lavoro di calcolo.
Mentre Urano venne scoperto senza che nessuno ne avesse sospettato l’esistenza e costituì un’illuminazione, una folgorazione, un evento del tutto inaspettato, la scoperta di Nettuno aveva invece alle spalle un lungo lavoro di ricerca, una serie di controversie fra chi credeva nell’esistenza di un nuovo pianeta e chi la negava, aveva alle spalle la fede in una legge priva di spiegazioni razionali, legge che la scoperta stessa del pianeta metteva in crisi.
La ricerca e il dubbio, l’attesa, l’aspettativa, la speranza e l’incertezza fanno parte di Nettuno, mentre Urano si era rivelato in modo inaspettato, senza nessuna preparazione, nessuna ricerca. Del pianeta Nettuno, si ipotizzavano dimensioni, massa, caratteristiche, periodo di rivoluzione e così via, prima di essere certi della sua esistenza. Queste circostanze inerenti alla scoperta costituivano già un indizio della natura molto diversa dei due pianeti.
Nel frattempo, anche Adams era giunto, quasi contemporaneamente, in base ai suoi calcoli teorici, a determinare la posizione di Nettuno. Ci furono delle controversie sulla priorità della scoperta (governatore di un segno doppio, Nettuno non aveva un unico scopritore, ma due!) e ci furono polemiche sulla "legge" di Titius-Bode, ci furono polemiche sulla legittimità del merito di Le Verrier che era giunto al risultato attraverso la "fede" in una teoria che ora si rivelava falsa.
L’astronomo reale inglese, che non aveva mai creduto in tale legge priva di fondamenti scientifici, si trovava il peso del rimorso per aver ostacolato il suo allievo Adams, impedendogli la piena soddisfazione della scoperta, solo perché aveva visto giusto nel considerare insensata la legge di Titius Bode e non si era lasciato abbagliare dalle coincidenze che tale "legge" delineava.
Una convinzione erronea (una "legge" priva di fondamenti) aveva incitato ad una ricerca e tale ricerca era stata fruttuosa. L’errore era dunque stato proficuo, quale contraddizione!
Insomma, quante emozioni contrastanti, quante polemiche e discussioni…
Ma Nettuno aveva già fatto capolino più di due secoli prima. Era già stato osservato dal telescopio di Galileo nel dicembre 1612 e nel gennaio 1613, ma lo scienziato aveva creduto che si trattasse di una stella fissa. La presenza alla nascita di un Sole in pesci quadrato a Nettuno comportava di lì a poco per il grande scienziato le persecuzioni da parte delle gerarchie ecclesiastiche che lo inducevano a ritrattare la sua adesione alla teoria copernicana.
La collettività non era ancora pronta per l’irrompere di questo pianeta nella storia. Più di duecento anni dopo, la scoperta spettava ad un altro pesci, Le Verrier.
Quando si trattò di assegnare il nome al pianeta, molti suggerirono a Le Verrier di immortalarsi, conferendo al pianeta il suo stesso nome, ma, una notte, l’astronomo sognò che un vecchio con la barba bianca (la figura del vecchio saggio, personificazione archetipica di un aspetto del nostro inconscio) gli diceva di chiamare il nuovo pianeta Nettuno.
Mi piace vedere in questo vecchio dalla barba bianca la figura di Néreo (figlio dell’Oceano), dio del fondo marino, padre delle cinquanta Nereidi, ninfe marine che facevano parte del corteo di Nettuno, rappresentate dai Romani con la parte inferiore del corpo a coda di pesce, come le sirene. Néreo era un vecchio venerando, dalla barba fluente, ed era dotato di capacità profetiche, come tante altre figure mitologiche del fondo marino, di varie culture e tradizioni.
Un singolo individuo non poteva arrogarsi la prerogativa di assegnare il suo nome ad un pianeta rappresentante di contenuti collettivi.
Un sogno suggerì il nome al pianeta dei sogni, al pianeta che raffigurava quella dimensione dell’inconscio, della psiche, del mistero che di lì a poco avrebbe trovato un largo sviluppo: stavano per esplodere la moda delle sedute spiritiche e la mania dell’ipnosi: Nettuno era stato appena scoperto.
La scoperta, sempre nel 1846, del primo dei satelliti del nuovo pianeta non pose problemi di denominazione: il pianeta marino avrebbe avuto accanto una figura della mitologia marina, Tritone. Figlio di Nettuno, raffigurato come un uomo possente e barbuto, con la coda di pesce, Tritone veniva immaginato mentre soffiava in una grande conchiglia a forma di tromba, i cui suoni placavano le tempeste. Gli artisti moltiplicarono questa divinità, facendone i tritoni che attorniavano il carro sul quale Nettuno percorreva i mari.
Nettuno è scoperto quando si trova alla fine dell’acquario e, pochi anni dopo, entra nel suo segno, i pesci, entra nei pesci per la prima volta, dopo la sua scoperta, e imprime le sue caratteristiche a livello collettivo, sociale e culturale. Il mito dell’antica divinità marina, espressione dell’inconscio collettivo, riattivato dalla scoperta del pianeta, dilaga, portando ad un bisogno di fede e di "profezie" (incluse il socialismo utopistico e il marxismo che promettono l’avvento di un mondo migliore).
Nel 1847 iniziano, presso le sorelle Fox, in America, con la pratica dei tavolini che battono i colpi, le sedute spiritiche e la moda si diffonde rapidamente anche in Europa, soprattutto nei paesi che maggiormente erano stati implicati nella ricerca del nuovo pianeta. Gli eventi nettuniani si esprimono soprattutto in Francia, dove il pianeta ha avuto il suo battesimo. In quegli anni, si sviluppa il socialismo, ma troviamo anche tanti altri indizi dei fermenti nettuniani. Nel 1844, due anni prima della scoperta di Nettuno, era nata Bernadette Soubirous, che, con il passaggio di Nettuno in pesci, vede, nel 1858, a 14 anni, la Madonna apparirle in una grotta di Lourdes. Viene inizialmente considerata pazza e derisa dagli scettici. La caratteristica di Nettuno è proprio quella di mescolare o di contrapporre ciarlataneria e
misticismo, fede e scetticismo, illusione e idealismo. Dove risiede la verità e dove l’illusione? Forse non è possibile stabilirlo, forse bisogna vedere certi fenomeni semplicemente come un vortice che rimette in movimento la nostra dimensione psichica, al di là del fatto che siano reali o illusori o frutto di
suggestioni collettive. La spiegazione è dentro di noi (inconscio, poteri della mente) o fuori di noi (spiriti, angeli, defunti, Madonna, diavolo, divinità varie)? La spiegazione che molte anime ingenue si danno proietta tutto al di fuori, perché si tratta di fenomeni che vengono percepiti come non individuali,
superiori alle possibilità di comprensione del singolo.
Il guaritore ferito
Sagittario e pesci in primo luogo, ma anche vergine e gemelli sono interessati nel 2015 (e fino al 2019) al passaggio di un asteroide che è a capo di un gruppo di selvaggi corpi celesti, che si muovono con orbite irregolari. Arrivati dal buio del limite estremo del sistema solare, i centauri ... Il sognatore compare sempre nei sogni. Anche se non dovesse comparire direttamente, il sognatore è sempre raffigurato: come un’altra persona o un animale o addirittura come un oggetto, ad esempio una casa... Leggi alcune pagine tratte dal libro elettronico > Sogni.
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Acqua, segni e simboli
Sete di emozioni, sete d’affetto, l’acqua rappresenta i nostri bisogni interiori e il nostro inconscio. L’elemento acqua è attinente al mistero e alle emozioni. L’acqua in cui tutto si mescola, si fonde e confonde... Continua > Acqua: segni e simboli. |